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Per un vino del Sud è scontato esaltare il suo legame con il calore e la luce così generosi: #Intervistando Lorena Schibuola, winemaker di Donnici 99

Com’è nata l’azienda?

L’azienda è nata dal desiderio di un gruppo di amici di salvaguardare un lembo di territorio collinare calabrese ancora a vocazione agricola ma in stato di abbandono e a rischio di urbanizzazione.

La riorganizzazione dei vigneti e il progetto dei vini sono cresciuti di pari passo con l’intento di valorizzare le produzioni locali storiche (vino e olio) e il paesaggio collinare cosentino.

Che varietà coltivi e che denominazioni ti rappresentano.

Le varietà coltivate sono per i rossi magliocco (vitigno dal nome molto controverso, persino il precedente disciplinare faceva una gran confusione comunque da non confondere con il più noto gaglioppo, vitigno del Cirò), greco nero e aglianico; per i bianchi montonico bianco, greco bianco, pinot bianco e incrocio manzoni. Si è voluto anche sperimentare il barbera che oggi rientra, con l’aglianico, nell’uvaggio utilizzato per la produzione del vino rosato.

Quale messaggio vuoi dare con il tuo vino?

Il gusto per l’avventura verso obiettivi ambiziosi, da intraprendere con spirito pionieristico senza perdere di vista le tradizioni e la cultura locale.

Cosa ti lega di più al tuo territorio e cosa ritrovi di questo nel vino che produci?

Per un vino del Sud è scontato esaltare il suo legame con il calore e la luce così generosi e, a volte, quasi impietosi nella loro intensità; ma più di questi aspetti, importantissimi, amo la rudezza dei paesaggi, la repentinità con cui questo territorio manifesta ogni cambiamento, nei profumi, nei colori e… nell’umore dei suoi abitanti. Il vino, mi pare, trasmetta un po’ questa nervosità mediata in parte dalla potenza del suo sole.

Quali sono i sapori tipici della tua terra che ti piace abbinare di più ai tuoi vini?

La mineralità che si coglie anche nell’aria nelle giornate assolate, la mescolanza tra l’amaro delle ginestre, l’erbaceo intenso delle foglie di fico e la liquirizia; ma la vite riesce a fare ancora qualche cosa di più.

Un tuo bel ricordo enologico.

L’intuizione per come produrre il Vino Rosato quando ancora un simile vino non era entrato a far parte della storia enologica locale (in realtà gli anziani ricordavano un vino rosatello che però non aveva nulla a che fare con il rosato che oggi si produce). Il vino rosato “Fugace” è nato proprio dalla contaminazione tra il nord (barbera) e il sud (aglianico) dei quali ha cercato di esaltare la freschezza e la potenza.

Il vino: passione solitaria o condivisa?

Condivisa assolutamente, perché se ne deve parlare e deve far parlare. Confesso che comunque quando lo si deve un po’ capire preferisco la solitudine della cantina con i fidatissimi compagni di avventura.

Passioni a parte il vino: cosa ami fare nel tempo libero?

Leggere, ascoltare musica (preferibilmente lirica) e come sport la montagna in tutte le stagioni.

Un sogno un rimpianto e un progetto.

Un sogno: recuperare altri terreni dall’abbandono in cui versano. Un rimpianto di non essere risusciti a realizzare una rete di collaborazioni con le istituzioni e di cooperazione tra i produttori locali. Un progetto di integrazione tra attività di valorizzazione del territorio e delle produzioni: l’azienda è a pochi chilometri dalla città e, come fuori porta, si presta ad ospitare iniziative all’aria aperta da consumare in una giornata.

Un messaggio agli amici di Svinando.

Confidiamo nella vostra continua curiosità, molte piccole realtà forse potranno trovare in voi un canale giusto per avere una qualche visibilità.

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